Durante l’inverno le api consumano molto cibo perchè si dispongono in glomere, che è una palla di api, al centro dell’arnia e muovendo le ali continuamente scaldano l’ambiente mantenendo una temperatura costante. Inoltre si spostano all’interno del glomere da dentro a fuori perchè quelle esterne patiscono più freddo di quelle che stanno dentro. La regina ovviamente è al centro del glomere e viene custodita al calduccio dalle api operaie. Durante l’inverno, per chi se lo stesse chiedendo, non ci sono fuchi all’interno dell’arnia.
Le api quindi in inverno non muoiono di freddo, perchè riescono a scaldarsi, ma muoiono di fame perchè per poter garantire tutto quel movimento mangiano molto.
Il compito dell’apicoltore è garantire la presenza del cibo senza eccedere nelle visite perchè ogni apertura comporta la perdita di calore all’interno dell’arnia.
La natura ha delle leggi spietate che noi uomini fatichiamo ad accettare e spesso interveniamo per contrastarle. Anche in questo caso le famiglie più deboli non sopravvivono all’inverno e questo garantisce l’eliminazione di quelle famiglie che geneticamente sono meno forti.
Noi apicoltori alimentando le famiglie deboli durante l’inverno salviamo loro la vita ma allo stesso tempo lasciamo che geni deboli continuino a sopravvivere a scapito dell’evoluzione genetica.
Quindi mi chiedo qual’è il giusto compromesso fra salvare famiglie e lasciare che la natura copia la sua evoluzione per la sopravvivenza della specie?